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Scilla

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                  Scilla

Una “città è immersa in una suggestiva cornice paesaggistica”

Centro rivierasco, ubicato in collina e di antiche origini, con un’economia basata sull’ agricoltura, sulla piccola industria e sul turismo. Gli scillesi, risiedono soprattutto nel capoluogo comunale e nelle località Favazzina, Melia e Solano Superiore; il resto della popolazione si distribuisce tra numerose case sparse e i nuclei Aciarello, Aquile, Scarnici-Forche e Tagli.

Il territorio, in cui si trovano le grotte carsiche di Tremusa, presso le quali sgorga la sorgente di Paolo Re, ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate: si raggiungono i 1.811 metri di quota.

La città è immersa in una suggestiva cornice paesaggistica, che mostra segni di espansione.

La disposizione ad anfiteatro digradante si sporge su due baie divise dalla mitica rupe a picco sul mare. Ed ecco che si scopre l’antica “Scyllaeum “o “Sküllaion” delle fonti classiche.

L’origine del nome, attestata nel corso di varie epoche come “Sileum”, “Scyllum” e “Sciglio”, e di origine mitologica: Scilla era la ninfa trasformata dalla maga Circe nel mostro marino che assaliva le navi, di cui narra Omero, sempre abbinata a Cariddi. Secondo lo storico Polibio, era già abitata ai tempi della distruzione di Troia. In seguito fu occupata da tirreni, greci e calcidesi.

Sul finire del IV secolo a.C., cadde sotto il dominio di Anassitao, tiranno di Reggio di Calabria, che riuscì a impossessarsi di tutto il promontorio. Conquistata poi dai romani, fu devastata dai saraceni. Nel secolo Xl, passò ai bizantini, ai quali subentrarono i normanni, che ne fecero la sede del magistrato chiamato ad amministrare la giustizia. Con gli svevi registrò una certa crescita, grazie allo sviluppo del commercio.

Tra i monumenti spiccano: la settecentesca chiesa dello Spirito Santo, riccamente decorata all’esterno e contenente pregevoli tele e altari di grande valore; il castello medievale dei Ruffo, che conserva molti elementi originari.

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